Le mutande di correzione storia di un indumento erotico

Le mutande di correzione, la variante sadico masochista dei mutandoni vittoriani

Parliamo delle mutande di correzione e la storia di questo indumento: le atmosfere sono quelle grigie, fumose e ben note, per aver fatto da ambientazione a famosi e numerosi romanzi, della Londra del periodo vittoriano.

I luoghi invece, sono le case di correzione inglesi, dove la fantasia di sadici educatori, crea quella che oggi potremmo definire, della  lingerie per giochi di ruolo.

Le mutande di correzione prima e i grembiuli di disciplinari poi, vengono fatti indossare dalle fanciulle rinchiuse in freddi ed alteri collegi, perché le punizioni corporali, fossero più facilmente inferte e ancor più umilianti e correttive appunto.

La moda del periodo imponeva alle donne, fin da giovanissime, di costringersi in corsetti rigidissimi e pompose ed ingombranti gonne a strati.

Questi abiti riuscivano, tanta la pesantezza delle stoffe, la presenza  di  gonne e sottogonne e  la rigidità dei corsetti, ad impedire, intanto  la libertà di movimento delle donne e poi, soprattutto, creavano una sorta di separazione adatta a tenere  a distanza l’universo maschile.

Rispondeva a queste caratteristiche e alle necessità morali del periodo anche e soprattutto la biancheria intima.

I dettami dell’epoca, prevedevano per le donne, lunghi mutandoni che coprissero l’intera gamba, lasciando scoperti solo una piccola porzione delle caviglie e i piedi.

Anche per le mutande, si usavano le stesse fogge e le stesse stoffe delle sottogonne.

Ecco che quindi, quella che dovrebbe essere una leggera biancheria intima, è appesantita da trini, lacci, strati e merletti, fino a rendere praticamente impossibile lasciarsi spogliare con facilità anche da uomini che avessero col tempo e l’esperienza, acquisito un buon grado di destrezza.

Liberarsi dagli strati di gonne e dai complessi mutandoni, era un’attività difficoltosa anche per le donne stesse.

Quelle nobili infatti, sia per vestirsi che per svestirsi, dovevano avvalersi di un aiuto.

Ma disagio e scomodità a parte, il fatto che la virtù di una donna fosse così inaccessibile e nascosta sotto strati e strati di stoffa, faceva sì che la nudità fosse una condizione imbarazzante e vergognosa per le donne stesse e una conquista sudata per gli uomini.

Immaginiamo quindi, come l’esposizione di parti intime, possa essere paventata e  profondamente umiliante dal punto di vista femminile,  e causa di enorme eccitazione per gli uomini.

È proprio su queste due emozioni fortissime che le mutande di correzione prima e il grembiule di correzione poi, giocano una valenza così importante sia sull’impatto dei costumi del momento, che sul gioco sadico masochistico della disciplina tra educatore e fanciulla.

Le mutande di correzione, altro non erano, che normali mutandoni dalle caratteristiche già citate se osservate da davanti.

Era il dietro invece ad essere diverso, avevano un’apertura che permetteva l’accesso e l’esposizione del sedere nudo.

Alcune erano fatte in modo che, ai lembi che aprivano l’accesso alle natiche, fossero attaccati dei lacci, in modo da poterli legare alla panca per esempio, così da non rischiare che durante le bacchettate correttive, la stoffa potesse tornare o ricadere sulle natiche.

I grembiuli disciplinari, in voga qualche tempo  più tardi, erano più corti delle mutande di correzione e anche questi, visti da davanti, identici a normali grembiuli.

La parte posteriore esibiva le natica essendo priva della stoffa .

Nella letteratura del periodo si racconta come questa bizzarra ed originale rivisitazione della lingerie nelle case di correzione riuscisse, anche solo con l’obbligo di indossarla, ad far desistere  dalla ribellione anche le fanciulle più difficili e ad imporre la disciplina.

Ovviamente con compiacimento appassionato dei desideri e delle fantasie dei sadici educatori o educatrici.


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