Raggiungere l’orgasmo si usa, nel linguaggio comune, quando ci si deve riferire all’apice del rapporto sessuale
Ecco che l’orgasmo, invece di un piacevole dono, di un appagamento gratificante, diventa una meta da conquistare, un traguardo, qualcosa da realizzare.
Ed è vero, che l’orgasmo è il punto più alto del piacere, il picco della tensione sensuale, qualcosa da desiderare ardentemente, ma di certo rendendolo un fine ultimo, una necessità imprescindibile, qualcosa nella scalata al piacere, poi può andare storta.
È strano che noi esseri umani ci allontaniamo tanto dalla natura anche nel fare l’amore, che l’attesa dell’orgasmo, l’ansia di arrivarci, rendono teleologico l’amore, ne fanno una cosa di ansie, attese, pressioni.
Erica Jong
E finisce che quello che dovrebbe essere fonte di piacevole compiacimento, diventa foriero di ansie, attese e tensioni, che appesantiscono la nostra sessualità individuale e gravano sulla complicità di coppia.
Non mi riferisco tanto all’ orgasmo femminile, ma a tutta quella tensione verso la conquista del piacere, non come appagamento fisico, quanto addirittura, come compiacimento e affermazione personale.
Ecco che per raggiungere l’orgasmo, si leggono manuali, si usano posizioni sessuali ad hoc, si stimolano punti precisi, si calcolano tempi, modi e l’attenzione è tutta rivolta ai propri e agli altrui organi genitali. Ci si preoccupa insomma, che tutto funzioni in modo perfetto come se si dovesse controllare la funzionalità del corpo.
Non raggiungere l’orgasmo, non è più solo un mancato appagamento, un’insoddisfazione fisica, ma è percepito come un’ incapacità personale. Ne derivano situazioni sensuali sull’orlo della crisi di nervi, nelle quali, i protagonisti sono donne intente a chiedersi come mai il loro punto G, oggi resista strenuamente agli stimoli, e uomini concentrati a calcolare qual è, qualitativamente e quantitativamente parlando, il tempo giusto di una scopata aurea.
E se prima la donna che fingeva l’orgasmo, rinunciava solo alla propria soddisfazione sensuale, oggi oltre al mancato appagamento fisico, la donna soffre anche di un senso di incapacità personale, vive una sorta di inettitudine sensuale, arriva a sentirsi inadeguata rispetto al sesso. Di fronte allora all’ipotetico ventaglio di possibilità di orgasmi vaginali, clitoridei, del punto G, offerti alle altre donne, per quelle che magari non sempre riescono ad arrivare in vetta, l’ orgasmo non più piacere ma qualcosa che genera ansia, fatica, tensione.
Anche per l’uomo che, con l’ansia da prestazione, vista l’impossibilità di nascondere o simulare desiderio e appagamento, ci convive da sempre, la situazione non è migliore.
Ecco che oltre a dover combattere e gestire le proprie insicurezze, l’uomo deve anche ostentare capacità e conoscenze quasi ginecologiche.
Non si tratta di più solo di avere un’erezione, ma bisogna acquisire abilità, fare ricerche, cercare punti e sapere pure come gestirli.
Per carità, l’appagamento, l’ orgasmo, la ricerca e l’attenzione al piacere sono sacrosanti, necessari e di certo il presupposto ad una sensualità felice, ma renderli faticosi, tecnicistici e, persino riservati a solo a chi ne conosce e studia i segreti, non aiuta a fare del rapporto sessuale qualcosa di piacevole e soddisfacente.
Prima di chiedersi dov’è il punto G allora, domandiamoci dov’è finito il desiderio, la voglia e l’abbandono sensuale.
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